La Storia del Corpo

 

Cliccare sull’immagine per il video della Storia dei Bersaglieri

La storia del Corpo

Bersaglieri sono una specialità dell’Arma di fanteria dell’Esercito italiano così chiamata perché in origine formata da soldati addestrati al tiro con fucili di precisione a canna rigata. Ogni 18 giugno si festeggia l’anniversario della loro costituzione, avvenuta nel 1836. Fu denominato “Corpo” dalla fondazione fino al 1861. L’associazione d’arma di riferimento è l’Associazione nazionale bersaglieri.

 Il cappello piumato è il simbolo della specialità

Nel Regno di Sardegna

Il Corpo dei bersaglieri venne istituito, con regio brevetto del 18 giugno 1836, dal re di Sardegna Carlo Alberto di Savoia su proposta dell’allora capitano del Reggimento guardie Alessandro La Marmora.

Il compito assegnato alla nuova specialità prevedeva le tipiche funzioni della fanteria leggera – esplorazione, primo contatto con il nemico e fiancheggiamento della fanteria di linea (senza però schierarsi e frammischiarsi con quest’ultima) – ma si caratterizzava, come nelle intenzioni del suo fondatore, per un’inedita velocità di esecuzione delle mansioni affidate ed una versatilità d’impiego che faceva dei suoi membri, ancorché appiedati, oltreché dei cacciatori, anche delle guide e dei guastatori ante litteram.

Dotato di ampia autonomia operativa, il corpo era formato da uomini addestrati alla corsa ed al tiro con armi di concezione moderna pronti ad agire, anche isolatamente, per impegnare di sorpresa l’avversario in azioni di disturbo col preciso intento di sconvolgerne i piani, organizzati in piccoli gruppi schierati in quadrato, però, i bersaglieri potevano essere impiegati anche in contrasto alla cavalleria per romperne la carica.

Le prime quattro compagnie che confluiranno poi nel I° battaglione vennero formate, rispettivamente, nel luglio 1836 (la 1ª), nel gennaio 1837 (la 2ª), nel gennaio 1840 (la 3ª) e nel febbraio 1843 (la 4ª).

Ricevette il battesimo del fuoco l’8 aprile 1848 nella battaglia di Goito[8] durante la prima guerra di indipendenza italiana.

Un secondo battaglione si formò il 23 aprile 1848 ed altri tre il 30 dicembre 1848, il 10 marzo 1849 gli furono aggiunti due battaglioni bersaglieri della divisione lombarda. Nell’aprile 1849 le truppe comandate da Alfonso La Marmora intervennero per sedare i moti nella città di Genova. Con il trascorrere degli anni aumentò il numero dei battaglioni: 10 nel 1852, 16 nel 1859. Nel 1856 fu creata la carica di “ispettore del corpo dei bersaglieri”, con le attribuzioni dei comandanti di brigata. Nel 1854 furono impegnati nella guerra di Crimea, prima “missione all’estero” di truppe italiane dove morì lo stesso Alessandro La Marmora.

4 giugno 1859. Bersaglieri combattono a Magenta nel 1859

Nel Regno d’Italia

Con la proclamazione del Regno d’Italia e la trasformazione dell’Armata Sarda nel Regio Esercito avvennero profonde modificazioni. Con il R. decreto 13 gennaio 1861, vennero portati a 36 battaglioni attivi e a 6 battaglioni deposito, creati con il raggruppamento delle compagnie deposito. Ogni battaglione ebbe 4 compagnie, che furono numerate progressivamente per battaglione (da 1 a 4) e non più per intero corpo: così anche ufficialmente l’unità tattica non fu più la compagnia, bensì il battaglione. Per effetto del nuovo ordinamento fu abbreviata la denominazione “Corpo dei bersaglieri” in “Bersaglieri” e fu abolito il comando generale del corpo. I 36 battaglioni attivi furono raggruppati in 6 “Comandi bersaglieri di corpo d’esercito” ognuno di 6 battaglioni, costituenti unità amministrative, che assunsero il nome di “reggimento” alla fine dello stesso anno. I reggimenti vennero assegnati ai corpi d’armata e i battaglioni assegnati alle Divisioni facenti parte dei corpi come unità da ricognizione.

  • 1º Reggimento bersaglieri costituito dai battaglioni I, IX, XIII, XIX, XXI e XXVII, assegnato al I Corpo d’armata
  • 2º Reggimento bersaglieri costituito dai battaglioni II, IV, X, XV, XVII e XVIII, assegnato al II Corpo d’armata
  • 3º Reggimento bersaglieri costituito dai battaglioni III, V, VIII, XX, XXIII e XXV, assegnato al III Corpo d’armata
  • 4º Reggimento bersaglieri costituito dai battaglioni VI, VII, XI, XII, XXXV e XXXVI, assegnato al IV Corpo d’armata
  • 5º Reggimento bersaglieri costituito dai battaglioni XIV, XVI, XXII, XXIV, XXVI e XXXIV, assegnato al V Corpo d’armata
  • 6º Reggimento bersaglieri costituito dai battaglioni XXVIII, XXIX, XXX, XXXI, XXXII e XXXIII, assegnato al VI Corpo d’armata

Nel 1862 i battaglioni bersaglieri vennero portati a 40 (8 per ciascun reggimento) e nel 1866 a 50 (di cui gli ultimi 10 assegnati alla riserva generale), prima di ritornare a 45 battaglioni (9 per ciascun reggimento) alla fine della Terza guerra d’indipendenza.

I bersaglieri vennero impiegati, dopo l’unificazione italiana, anche per contrastare il brigantaggio a sud. In questa occasione si dimostrarono un corpo particolarmente adatto specie per le impervietà del territorio dove vennero impiegati. Non mancarono episodi brutali che caratterizzarono da una parte e dall’altra alcune di queste operazioni di pacificazione, per altro analoghe sia nella tipologia delle truppe impiegate sia nelle modalità attuative sia negli episodi brutali a quelle precedentemente condotte nello stesso ambito e fino a pochi mesi prima dai numerosi ed ottimi Battaglioni Cacciatori dell’Esercito delle Due Sicilie borbonico.

Protagonisti della presa di Roma del 20 settembre 1870, i battaglioni persero dal 1º gennaio 1871 l’autonomia operativa assunta e la propria numerazione individuale assumendo una numerazione progressiva all’interno di ciascuno dei reggimenti, portati prima a dieci su quattro battaglioni cadauno (1871) e poi a dodici, su tre battaglioni cadauno (1883) a seguito dell’aumento dei Corpi d’Armata del Regio Esercito.

Solo nel 1886, per il cinquantennale della fondazione della specialità, i battaglioni tornarono ad avere la propria numerazione individuale. Nello stesso anno venne brevemente costituito il Reggimento Bersaglieri d’Africa su tre battaglioni di formazione ed uno di volontari, per le esigenze delle operazioni nella Colonia Eritrea. Due battaglioni vennero completamente distrutti nella battaglia di Adua. Nel 1887 venne ripristinata la carica d’ispettore dei bersaglieri, soppressa nuovamente alla fine del 1894.

Un altro battaglione di formazione venne temporaneamente attivato nel 1905 per la spedizione in Cina. Con l’ordinamento del 1910 presso ogni reggimento si formò un battaglione ciclisti. Alla guerra italo-turca del 1911-1912 presero parte tre reggimenti bersaglieri: l’11° a Tripoli, l’8° a Homs e il 4° a Bengasi e poi a Rodi. L’11° meritò la medaglia d’oro al valor militare.

Nella Prima guerra mondiale

Durante la prima guerra mondiale (1915-1918) il corpo venne ordinato in due divisioni speciali, 7 brigate con 21 reggimenti e 5 battaglioni autonomi, oltre a quattro Gruppi battaglioni bersaglieri ciclisti e tre Reparti d’Assalto, raggiungendo la massima consistenza.

Il 3 novembre 1918 la II Brigata, composta dal  e dall’11º Reggimento Bersaglieri, partirono la mattina presto da Venezia alla volta di Trieste sulla cacciatorpediniera Audace. Alle 15.30 i Bersaglieri sbarcarono al Molo San Carlo (oggi Molo Audace) e raggiunsero il Colle di San Giusto, dove, sul Campanile della Cattedrale omonima, issarono il primo Tricolore donatogli dalle donne triestine.

Nel primo dopoguerra

Sciolti nel 1919 tutti i nuovi reparti costituiti durante la Grande Guerra (in realtà l’ordine, per un errore materiale di compilazione, prevedeva lo scioglimento di tutti i Reggimenti bersaglieri senza distinzioni, ma venne ovviamente applicato solo ai reggimenti dal 13° al 21°), l’ordinamento del 1923 riportò a 12 i reggimenti bersaglieri, di cui 6 furono trasformati in ciclisti e perfezionato nel 1924 con i 12 reggimenti bersaglieri trasformati tutti in ciclisti. Organico che poi cambiò nel 1936. Nel 1935-36 alcuni reggimenti bersaglieri partecipano alla guerra di Etiopia.

Reparti di bersaglieri parteciparono nel 1939 all’occupazione dell’Albania le cui operazioni durarono pochi giorni e, salvo qualche scontro, non ci furono grosse battaglie. Il corpo di spedizione era composto da due scaglioni; del primo facevano parte 12 battaglioni bersaglieri, 9 ciclisti, 1 motociclista, 1 autoportato ed 1 misto.

I reparti bersaglieri che parteciparono all’occupazione dell’Albania erano così inquadrati:

  • Colonna  Durazzo: comando del 2° reggimento;
  • Colonna S. Giovanni di  Medua: comando del 9° reggimento;
  • Colonna di  Valona: comando del 1º reggimento;
  • Colonna di Santi Quaranta: comando del 12º reggimento.

In tre giorni tutti gli obiettivi furono raggiunti. L’ultimo fu la città di Fieri che venne occupata alle ore 18 dell’8 aprile.

 Nella Seconda guerra mondiale

Durante la seconda guerra mondiale i reggimenti bersaglieri erano inquadrati nelle divisioni corazzate, motorizzate e celeri, e combatterono su tutti i fronti. Dalla fine del 1940 al 1942 il 1°, il 2º e il 4º Reggimento si distinsero sul fronte greco-albanese, mentre l’11° in Jugoslavia.

Il 5°, il 7°, 8°, il 10º e il 12º reggimento dal 1941 si distinsero sul fronte africano, sotto il comando del generale tedesco Rommel. Grazie al loro intervento di schermaglia nel 1942 riuscì ad ottenere una ritirata strategica in netta inferiorità numerica durante la seconda battaglia di El Alamein, contro le truppe inglesi limitando le perdite, e combatterono fino al maggio 1943 in Tunisia.

Il 22 giugno 1941 la Germania diede inizio all’operazione Barbarossa, l’attacco all’Unione Sovietica. Il Regio esercito inviò il 10 luglio 1941 il Corpo di Spedizione Italiano in Russia (C.S.l.R.) composto da 3 divisioni celeri: PasubioTorino e Principe Amedeo Duca d’Aosta. In quest’ultima divisione confluì il 3° reggimento bersaglieri. Nelle varie azioni i reparti vennero spostati alle dipendenze delle varie unità.

Alla fine del 1941 il reggimento aveva perso la metà degli effettivi, così ne fu inviato uno nuovo, il 6º Reggimento, reduce dalla Jugoslavia. Questo risultava composto da 3 battaglioni, il VI, XIII e XIX, 106ª compagnia motociclisti, 272^ cannoni e dal XIV Autogruppo. La 17^ motociclisti e la 72^ cannoni, che appartenevano al 6°, erano in Africa settentrionale mentre la 2^ motociclisti e la 172^ cannoni erano già in Russia con il 3º reggimento.

Colonna di bersaglieri nel 1941 in Russia

Dall’Italia, per rinforzare il 3°, giunse il 103º battaglione complementi bis con 600 uomini. Nell’estate del 1942 arrivò un nuovo battaglione, il LXVII reparto di bersaglieri corazzato su carri L6-40. Con 3 compagnie motociclisti, la 106°/6°, la 2^/6° e la 3^/3° fu costituito il XLVII battaglione motociclisti. Il 9 luglio il C.S.I.R. diventò XXXV corpo d’armata inquadrato neIl’8ª armata italiana. Verso la fine del dicembre 1942, il 3º reggimento venne praticamente distrutto in combattimento. Anche il 6°, a causa delle gravi perdite, fu ricostituito: comando, VI e XIX battaglione (con alcuni superstiti del 3°) e altri reparti minori. Alcuni scampati dalla distruzione deI 3º reggimento vennero riuniti Il 14 marzo presso il comando celere, a Sytnlcovo, per far parte di un nucleo provvisorio deI 3° reggimento comandato da un capitano che li riportò in Italia alla fine del marzo 1943.

Nella Guerra di Liberazione

Il contributo del corpo proseguì durante la guerra di liberazione italiana, con i reparti integrati nell’esercito cobelligerante italiano e nel Corpo Italiano di Liberazione. In particolare:

  • 4º Reggimento bersaglieri
    • Battaglione XXI
    • Battaglione XXXIII
    • 1ª Compagnia motociclisti
  • LI Battaglione bersaglieri di istruzione
  • 3º Reggimento bersaglieri,
    • Battaglione XXIX
  • Battaglione bersaglieri “Goito”

Occorre dividere le vicende dei Bersaglieri del Regno d’Italia dopo l’8 settembre 1943 in tre parti. La prima ha inizio con la creazione del 1º raggruppamento motorizzato il 28 settembre 1943. In questo reparto, forte di 5.000 uomini, venne inquadrato il LI battaglione bersaglieri d’istruzione allievi ufficiali di complemento, il raggruppamento motorizzato prese parte alla battaglia di Montelungo. Nel gennaio 1944 fu ricostituito il 4º reggimento bersaglieri su: compagnia comando, XXIX battaglione su 3 compagnie moschettieri, 1 accompagnamento ed 1 comando, XXXIII battaglione della stessa consistenza dell’altro. Il secondo periodo è quello del Corpo Italiano di Liberazione (C.I.L.) che dal 18 aprile 1944 sostituì il raggruppamento motorizzato. lI 4º reggimento fu ampliato (agosto) con l’aggiunta della 1ª compagnia motociclisti. Il terzo periodo inizia il 24 settembre con la creazione dei gruppi di combattimento che operarono fino all’8 maggio 1945. Il 4º reggimento venne sciolto e fu formato il battaglione Goito inquadrato nel Legnano. Il battaglione era compostoda da una compagnia comando, 5^, 6^ e 7^ compagnie bersaglieri e l’8ª compagnia armi d’accompagnamento. Poco prima della fine, a Brescia, cambiò nuovamente in LI battaglione con sede a Milano. Oltre a questi reparti, ci fu anche il 447º battaglione bersaglieri che assorbì anche i colleghi del battaglione DLVIII dislocato in Calabria, ma che non combatté alcuna battaglia.

Nella Reggenza Italiana del Carnaro

Tra il settembre 1919 ed il dicembre 1920 diversi reparti di Bersaglieri si unirono ai volontari guidati da Gabriele d’Annunzio e presero parte all’Impresa di Fiume inquadrati nel Gruppo di Battaglioni Bersaglieri (poi Reggimento Bersaglieri di Fiume d’Italia, poi Legione Bersaglieri di Fiume), andando a costituire l’elemento più numeroso ed omogeneo delle forze armate della auoproclamata Reggenza italiana del Carnaro. Gli oltre 2500 Bersaglieri disertori (VIII battaglione ciclisti, XXXVII e XLIII battaglione del 4º Reggimento, XLVI battaglione del 5º Reggimento ed elementi dell’11º Reggimento) furono successivamente amnistiati e riammessi nei ranghi del Regio Esercito.

Nella Repubblica Sociale Italiana

Dopo l’Armistizio dell’8 settembre 1943, numerosi reparti bersaglieri vennero formati all’interno delle Forze Armate della Repubblica Sociale Italiana, sia con personale di leva che volontario. I reparti furono:

  • 1ª Divisione bersaglieri “Italia”, su:
    • 1º Reggimento bersaglieri (su I, II e III battaglione)
    • 2º Reggimento bersaglieri (su I, II e III battaglione)
    • Gruppo esplorante divisionale
    • Compagnia anticarro divisionale
    • CIV Battaglione complementi
  • Gruppo esplorante divisionale della 2ª Divisione granatieri “Littorio”
  • Gruppo esplorante divisionale della 4ª Divisione alpina “Monterosa”
  • 3º Reggimento bersaglieri volontari, su:
    • XVIII Battaglione bersaglieri (poi IV Battaglione difesa costiera)
    • XX Battaglione bersaglieri (poi I Battaglione difesa costiera)
    • XXV Battaglione bersaglieri (poi II Battaglione difesa costiera)
    • LI Battaglione bersaglieri (poi III Battaglione difesa costiera)
  • 8º Reggimento bersaglieri (poi Reggimento bersaglieri volontari “Luciano Manara”) su:
    • I Battaglione bersaglieri “Benito Mussolini”
    • II Battaglione bersaglieri “Goffredo Mameli”
    • III Battaglione bersaglieri “Enrico Toti”
  • I Battaglione arditi bersaglieri del Raggruppamento Anti Partigiani
  • III Battaglione bersaglieri del Reggimento volontari “Tagliamento”
  • XXVI Battaglione bersaglieri volontari
  • Battaglione bersaglieri “Fulmine” della Divisione fanteria di marina Xª

Riguardo ai reparti che combatterono nelle file della Repubblica Sociale Italiana il primo reparto a costituirsi fu il 3º reggimento volontari formato a Milano il 27 settembre 1943, con personale proveniente dal vecchio 3° reggimento. In pochi giorni si creò il comando, il reparto comando reggimentale, i battaglioni XVIII, XX, XXV e LI. I battaglioni erano formati da una compagnia comando e da quattro compagnie bersaglieri. Il XX battaglione aveva due compagnie ciclisti e fungeva da battaglione allievi ufficiali. Agli inizi del 1944 il reggimento sarebbe dovuto diventare 1° reggimento ma poi il comando venne spostato in Germania per raggiungere la divisione bersaglieri Italia. I battaglioni che formavano il reggimento diventarono autonomi, cambiando la numerazione e lasciando la vecchia come riferimento. I nuovi reparti erano: il I (LI), il Il (XX), il III (XXV) ed il IV (XVIII).

Dal 2 agosto si trovarono alle dipendenza dell’Armata italiana Liguria. L’8º reggimento bersaglieri, successivamente denominato Manara, venne costituito l’11 settembre 1943 a Verona. Il primo reparto a formarsi ed a raggiungere il fronte fu il 1º battaglione bersaglieri Mussolini che combatté dalla fine di ottobre 1943 fino al 30 aprile 1945 sulla frontiera orientale; era costituito su: comando, compagnia comando, 1ª compagnia guastatori, 2ª e 3ª compagnia mitraglieri, 4ª compagnia mortai. La zona d’operazioni fu la valle Boccia, la valle dell’lsonzo da Caporetto a Monfalcone, Tolmino, Piedicolle e Capivano. Questo reparto subì perdite gravissime. lI 28 aprile 1945 ebbe l’ordine di riunirsi a Santa Lucia e da lì muovere insieme con il 3° battaglione verso Cividale.

Durante il ripiegamento i reparti furono attaccati e praticamente distrutti. I pochi superstiti vennero deportati nel campo di concentramento di Borovnica, presso Lubiana, dove subirono le peggiori angherie. Solo pochissimi nel 1946 riuscirono ad uscire da quel vero inferno. Altri reparti furono il 2° battaglione Mameli che operò sul fronte adriatico, in Garfagnana e si arrese nella zona di Parma. lI 3° battaglione Toti fu formato il 20 maggio 1944. La divisione bersaglieri Italia fu costituita a Heuberg in Germania con volontari provenienti dai campi di concentramento (in tutto erano 14.000 uomini). Era dislocata a sud di Parma, combatté in Garfagnana e si sciolse il 28 aprile in Val di Taro. Per ultimo, citiamo il battaglione bersaglieri Fulmine inquadrato nella X MAS, successivamente Decima divisione. Il reparto combatté sul fronte orientale, venne accerchiato a Tarnova della Selva, in territorio slavo, e fu liberato grazie all’azione di un altro reparto della Decima, la 1ª compagnia del battaglione guastatori alpini Valanga. Anche qui, come per il Mussolini, si ebbero molte perdite e i prigionieri furono trattati in maniera disumana.

Almeno due bersaglieri furono insigniti della Medaglia d’Oro al Valor Militare della Repubblica Sociale Italiana:

  • Cesare (“Rino”) Cozzarini, Battaglione Volontari Bersaglieri “M” (Mignano Montelungo, 10 novembre 1943)
  • Stefano Rizzardi, I Battaglione Bersaglieri Volontari “Benito Mussolini” (Lom di Canale, 25 ottobre 1943)

Nella Repubblica Italiana

Già nel 1946 avvenne la ricostruzione del 3º Reggimento cui fece seguito nel 1949 quella dell’ e del 1º Reggimento bersaglieri. Dei battaglioni di bersaglieri vennero gradualmente inseriti nell’organico dei reggimenti carri e dei reggimenti di fanteria corazzata. Negli anni ’70, l’Esercito schierava le seguenti unità di bersaglieri:

  • 1º Reggimento bersaglieri corazzato (Civitavecchia)
  • 3º Reggimento bersaglieri (Milano)
  • 8º Reggimento bersaglieri (Pordenone)
  • I Battaglione bersaglieri (Civitavecchia) alle dipendenze del 1º Reggimento bersaglieri corazzato
  • II Battaglione bersaglieri (Legnano) alle dipendenze del 4º Reggimento fanteria corazzato
  • III Battaglione bersaglieri (Pordenone) alle dipendenze dell’8º Reggimento bersaglieri
  • IV Battaglione bersaglieri (Persano) alle dipendenze del 3º Reggimento fanteria corazzato
  • V Battaglione bersaglieri (Pordenone) alle dipendenze dell’8º Reggimento bersaglieri
  • VI Battaglione bersaglieri (Torino) alle dipendenze del 22º Reggimento fanteria corazzato “Cremona”
  • XI Battaglione bersaglieri (Sacile) alle dipendenze del 182º Reggimento fanteria corazzato “Garibaldi”
  • XII Battaglione bersaglieri (Pordenone) alle dipendenze dell’8º Reggimento bersaglieri
  • XVIII Battaglione bersaglieri (Milano) alle dipendenze del 3º Reggimento bersaglieri
  • XX Battaglione bersaglieri (Milano) alle dipendenze del 3º Reggimento bersaglieri
  • XXIII Battaglione bersaglieri (Tauriano) alle dipendenze del 32º Reggimento carri
  • XXV Battaglione bersaglieri (Solbiate Olona) alle dipendenze del 3º Reggimento bersaglieri
  • XXVIII Battaglione bersaglieri (Bellinzago Novarese) alle dipendenze del 31º Reggimento carri
  • XXXVIII Battaglione bersaglieri (Aviano) alle dipendenze del 132º Reggimento carri
  • Battaglione addestramento reclute bersaglieri (Roma) alle dipendenze dell’VIII Comando militare territoriale

Con la ristrutturazione dell’Esercito del 1975, che portò alla soppressione dei reggimenti, i comandi del 3º e dell’8º Reggimento bersaglieri furono trasformanti comandi di due brigate meccanizzate, la 3^ “Goito” e l’8^ “Garibaldi”. I battaglioni bersaglieri, divenuti autonomi, furono posti alle dipendenze di varie brigate meccanizzate e corazzate; furono altresì costituite unità minori dei bersaglieri, a livello di compagnia autonoma. Al termine della ristrutturazione, completata tra il 1976 ed il 1977, nel quadro di battaglia dell’Esercito figuravano le seguenti unità di bersaglieri:

  • Comando 3ª Brigata meccanizzata “Goito” e relativa Compagnia comando e servizi (Milano)
  • Comando 8ª Brigata meccanizzata “Garibaldi” e relativa Compagnia comando e servizi (Pordenone)
  • 1º Battaglione bersaglieri “La Marmora” (Civitavecchia)
  • 2º Battaglione bersaglieri “Governolo” (Legnano)
  • 3º Battaglione bersaglieri “Cernaia” (Pordenone)
  • 6º Battaglione bersaglieri “Palestro” (Torino)
  • 10º Battaglione bersaglieri “Bezzecca” (Solbiate Olona)
  • 11º Battaglione bersaglieri “Caprera” (Orcenigo di Zoppola)
  • 14º Battaglione bersaglieri “Sernaglia” (Albenga)
  • 18º Battaglione bersaglieri “Poggio Scanno” (Milano)
  • 23º Battaglione bersaglieri “Castel di Borgo” (Tauriano)
  • 26º Battaglione bersaglieri “Castelfidardo” (Maniago)
  • 27º Battaglione bersaglieri “Jamiano” (Aviano)
  • 28º Battaglione bersaglieri “Oslavia” (Bellinzago Novarese)
  • 67º Battaglione bersaglieri “Fagarè” (Persano)
  • Compagnia controcarri “Goito” (Vercelli)
  • Compagnia controcarri “Garibaldi” (Vivaro)
  • Compagnia meccanizzata del 1º Reggimento corazzato (Capo Teulada)
  • 1ª Compagnia speciale bersaglieri atleti (Roma)
  • 2ª Compagnia speciale bersaglieri atleti (Napoli)
  • 3ª Compagnia speciale bersaglieri atleti (Bologna)
  • 4ª Compagnia speciale bersaglieri atleti (Orvieto)

A partire dai primi anni ’90, una seconda ristrutturazione dell’Esercito portò alla soppressione di numerose unità, tra le quali la 3ª Brigata meccanizzata “Goito”, e l’accorpamento e trasferimento di alcune di quelle rimaste in vita; la ridenominazione dell’8ª Brigata meccanizzata “Garibaldi” in Brigata Bersaglieri “Garibaldi” ed il suo trasferimento dal Friuli Venezia Giulia alla Campania; infine, vennero ricostituiti i reggimenti, sulla base ciascuno di uno dei preesistenti battaglioni. Al termine della ristrutturazione, risultavano in vita le seguenti unità di bersaglieri:

  • Comando Brigata bersaglieri “Garibaldi” e relativa Compagnia comando e servizi (Caserta)
  • 1º Reggimento bersaglieri (Civitavecchia)
  • 2º Reggimento bersaglieri (Legnano)
  • 3º Reggimento bersaglieri (Milano)
  • 6º Reggimento bersaglieri (Bologna)
  • 7º Reggimento bersaglieri (Bari)
  • 8º Reggimento bersaglieri (Caserta)
  • 11º Reggimento bersaglieri (Orcenigo di Zoppola)
  • 12º Reggimento bersaglieri (Trapani)
  • 18º Reggimento bersaglieri (Cosenza)

A partire dagli anni 1980 reparti di bersaglieri sono stati frequentemente rischierati fuori dall’Italia nell’ambito di quasi tutte le missioni militari italiane all’estero, operando in Libano, Bosnia-Erzegovina, Albania, Macedonia, Kosovo, Somalia, Iraq, Kurdistan, Afghanistan, Lettonia e Libia.

In queste missioni ci sono stati diversi caduti. Nel 1994 in Somalia il bersagliere Alessandro Giardina, fu ferito accidentalmente da un commilitone e rimasto tetraplegico, morì in Italia nel 2001 a causa delle complicazioni dovute alla ferita riportata.

Nel 1999 in Bosnia, a Đakovica, in un incidente con la propria arma da fuoco perde la vita Pasquale Dragano, caporal maggiore del 18º reggimento bersaglieri. Nel 2012 in Kosovo per un incidente con la propria arma da fuoco morì Michele Padula, caporal maggiore dell’11º Reggimento bersaglieri. Nel 2013 in Afghanistan cadde nel corso di un attacco a Farah, Giuseppe La Rosa, capitano del 3º Reggimento bersaglieri, decorato di medaglia d’oro al valor militare alla memoria.

Decalogo di La Marmora

  1. Obbedienza
  2. Rispetto
  3. Conoscenza assoluta della propria carabina
  4. Molto esercizio di tiro[
  5. Ginnastica di ogni genere sino alla frenesia
  6. Cameratismo
  7. Sentimento della famiglia
  8. Rispetto alle leggi e onore al Re
  9. Amore alla Patria
  10. Fiducia in sé stessi sino alla presunzione.

torna su^

vedi anche

La Breccia di Porta Pia